Questo è il momento del Web 2.0, dell'aumento esponenziale del livello di interazione tra l'utente e la rete. E sulla scia di questa evoluzione sta prendendo forma anche quello che potremmo definire il passaggio all'architettura 2.0.
Negli anni '80 ci fu il primo grande cambiamento della progettazione architettonica, con la quale fu possibile dichiarare l'aggiornamento all'architettura 1.1, un'evoluzione dello stile di progettare. I sistemi informatici infatti iniziarono ad influenzare fortemente l'ambito architettonico, con la comparsa dei primi programmi economici (quindi diffusi) di grafica computerizzata di tipo CAD.
Oggi, con l'evoluzione del web nella sua forma “adolescente”, esistono tutte le possibilità per un architetto più “digitalmente connesso”, informatizzato e capace di interfacciarsi facilmente e rapidamente con realtà fisicamente distanti da lui, ma virtualmente alla portata delle sue dita. Questa enorme possibilità non solo di conoscere ma anche di prendere contatto con le più svariate società e con un gran numero di altri professionisti, e di avere sempre una maggiore visibilità tra i committenti permettono un continuo sviluppo delle tecniche e aggiornamenti costanti tra i singoli elementi della catena costruttiva e del progetto.
Come esemplificato dalla piattaforma in stile social network (professionale, intendiamoci) Green Prefab, ciò può dare vita addirittura ad una progettazione tutta informatizzata di un edificio, in cui i vari passaggi prendono forma praticamente soltanto attraverso il web e la comunicazione online tra i progettisti.
Ma per essere un vero architetto del futuro, è necessario anche far entrare nel proprio vocabolario professionale termini come sostenibilità ed ecocompatibilità, e di conseguenza vocaboli correlati come recuperabilità dei materiali o risparmio energetico. Queste parole sono molto spesso abusate, ma devono comunque diventare una base dalla quale l'architetto 2.0 non potrà prescindere.
Infine lo scenario più plausibile che si presenterà nei prossimi tempi è quello di un'introduzione sempre maggiore di sistemi elettronici ed informatici negli edifici progettati (dai musei alle abitazioni private, dalle industrie alle attività commerciali) con una conseguente diminuzione del digital divide. Con la comparsa della domotica quindi l'architetto non potrà più essere digiuno di terminologia e conoscenze informatiche (compaiono infatti sempre più siti a riguardo).
In sintesi quindi l'architetto 2.0 dovrà essere wired (usando termini di una nota rivista) ed ecologically correct. Ma soprattutto non dovrà mai smettere di impegnare “tutta la sua anima, tutto il suo cuore e passione” [Johann Wolfgang Goethe] nelle sue creazioni.
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