lunedì 28 marzo 2011

Valentina Tridello 270933

SCENARI PER UN ARCHITETTO


FUTURO... Bastano 6 lettere per mandare in crisi un'intera generazione.

In un mondo che va a rotoli fra tzunami che spazzano via intere città, centrali nucleari che saltano in aria, crisi economica e guerre che quasi quasi ci bussano alla porta, diventa pressoché impossibile pensare a scenari positivi nelle nostre vite di gente comune...figuriamoci se c'interroghiamo sul nostro futuro da architetti! Se guardate al centro di quell'enorme buco nero che è la crisi del lavoro, ecco proprio là troverete gli architetti in compagnia di tutto il resto del settore edilizio. “Perché dunque avete scelto di studiare architettura?” si chiede la gente che oggi ci guarda come se avessimo un cappio al collo... Beh non lo facciamo per i soldi...no, la nostra arroganza supera le faccende venali: noi vogliamo cambiare le cose!

E' ora di costruire, non di scherzare!” Manifesto del futurismo? Penserete voi... E invece, cari amici, si tratta di Le Corbusier: “Verso una Architettura”.

Bibbia di ogni architetto che si rispetti, ha introdotto già negli anni '20 l'idea di casa prefabbricata, che come un'automobile, grazie allo standard, viene sfornata a pezzi dall'industria e montata in cantiere a tempi di record! Geniale! Ma come ogni testo sacro che si rispetti, anche questo libro se preso alla lettera può creare qualche guaio... Infatti la smania di costruire poteva essere giustificata nel dopoguerra, quando bisognava dare una casa a tutti e in fretta! Il problema è che da allora non ci siamo più fermati! Le città e i paesi urlano tutti lo stesso slogan: VENDESI! Si è costruito tanto, in fretta e senza pensarci troppo... Ora sarebbe il caso che costruissimo un po' meno e scherzassimo di più...perché è rendendo le nostre abitazioni ridenti che possiamo creare benessere. Lo faceva Hundertwasser e con successo!

Per tanti anni abbiamo viaggiato sulla strada tracciata da Loos, Le Corbusier, Mies Van der Rohe...senza accorgerci della sua parallela, quella della bioarchitettura e del colore di Hundertwasser. Linea retta e linea curva, cemento e natura, industria e arte...forse è giunto il momento di cambiare partito...non perché il primo fosse sbagliato ma perché il mondo è cambiato. Il manifesto “Il dovere dell'albero” recita così: “ La natura libera deve prosperare dovunque cada la pioggia o la neve. Tutto ciò che è bianco in inverno deve essere verde in estate. Tutto ciò che è parallelo al cielo appartiene alla natura, le strade e le cime dei tetti devono essere coperte di vegetazione, dobbiamo poter respirare l'aria della foresta anche nelle città e nei paesi”. In un mondo dove il settore delle costruzioni consuma il 35% delle risorse non rinnovabili e in un'Italia dove in sole 4 delle sue regioni vengono cementificati ogni anno 10.000 ettari di terreno, abbiamo tutti bisogno di un po' di Hundertwasser.

Ma è giusto fare un passo alla volta e come sempre non prendere nessuna teoria alla lettera. Il tema della prefabbricazione è un tema che va salvato e approfondito e a questo compito stanno assolvendo tante giovani menti che più che a guardarsi indietro “perdono tempo” a guardarsi avanti, cioè a digitalizzare il mondo dell'architettura attraverso piattaforme collaborative, atte alla realizzazione di edifici ecologici basati su processi gestiti da software e sulla produzione in fabbrica. E' il caso di Furio Barzon fondatore del collaboratorio, una struttura internazionale formata da imprenditori innovativi, architetti, ingegneri, ricercatori universitari, industriali, real estate, esperti di comunicazione, di diversa formazione e provenienza, uniti nell’interesse di trovare modelli sostenibili per l’architettura contemporanea. Con il termine “sostenibili” non s'intende solo modelli ecocompatibili ma anche economici!

Green Prefab è il grande progetto al quale collaboratorio sta lavorando già dal 2000, un'enorme catalogo digitale che tutti i progettisti possono integrare con i propri prodotti o dal quale possono attingere per i propri progetti. Ma non solo! Una piattaforma che mette insieme, via rete, tutte le figure essenziali per la costruzione di un edificio: dal finanziatore all'architetto, passando per l'ingegnere sino ad arrivare all'industria che ha un ruolo essenziale per l'abbattimento dei costi di costruzione! Sì, perché ordinando i prodotti in fabbrica avrò pezzi perfetti dei quali posso calcolare con esattezza le caratteristiche meccaniche e che non riserveranno brutte sorprese ai costruttori in fase di montaggio... E attenzione! Prefabbricazione non significa forme semplici e squadrate! Basti pensare al Guggenheim di Bilbao e alle altre opere di Gehry, completamente costruite con pezzi prefabbricati tutti diversi tra loro...il risultato non è di certo scontato!

A questo punto però una domanda sorge ovvia: “Ma tutte queste maestranze così eterogenee...non avranno mai qualche problema di comunicazione? Ad esempio di leggibilità dei diversi formati dei files?” Green Prefab ha pensato anche a questo! Tutti i files vengono infatti convertiti nel formato interoperabile IFC (Industry Foundation Classes), compatibile con moltissimi software.

Non ci stiamo forse dimenticando di qualcuno? Forse fra tutti il personaggio più importante per Green Prefab? Sì, mi riferisco a chi poi abiterà questi edifici! Green Prefab lavora per loro e li vuole all'interno della sua macchina digitale!

Ancora una volta il lavoro del collaboratorio si avvicina a quello di Hundertwasser che nel “Manifesto dell'ammuffimento” descriveva l'ideale trinità di funzioni che devono essere combinate nella persona del costruttore: 1) l'architetto; 2) il muratore; 3) l'inquilino.

Oggi Green Prefab non ci dà il costruttore/creatore a immagine di Dio che sognava Hundertwasser...ma di certo ha creato un mondo digitale in grado di fare miracoli.



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