lunedì 28 marzo 2011

Marco Gottardi 270901

Per descrivere qual’è il futuro per un architetto bastano a mio avviso due punti chiave citati da Barzon nel suo intervento, ovvero che il mondo delle costruzioni consuma il 35% delle risorse non rinnovabili e che nel 2050 il 75% della popolazione sarà concentrata in grandi metropoli.

Attorno a questi due temi (problemi) si può scorgere lo scenario che verrà a crearsi nei prossimi decenni.

Lo stile di vita a cui siamo abituati non può sussistere ancora a lungo e dunque la figura dell’ architetto sarà sempre più legata al tema delle energie rinnovabili; dovrà inoltre gestire metropoli di grandi dimensioni con problemi di viabilità, consumo energetico, sovraffollamento, in sostanza con un abbassamento della qualità della vita.

Trovo che l’offerta di Green Prefab possa rispondere a queste richieste e sembra che anche il mercato (solo internazionale purtroppo) si sia accorto di questa alternativa al modo tradizionale di costruire.

Questa azienda ha colto soprattutto un nuovo fenomeno che vede il convogliamento di tecnologie appartenenti ad ambiti diversi nel mondo della progettazione.

Ad esempio il 50% delle nuove abitazioni viene realizzato con l’inserimento di automazioni di base con comando touch; come si legge ne “Il Sole 24 ore” del 02-04-2011, “[…] è stato proprio il successo dei cellulari touch screen ad aver reso rapidamente familiare e di moda l’interfaccia a sfioro, grazie alla sua facilità d’uso.”. Questi meccanismi consentono ad esempio di “contenere i consumi energetici […] riuscendo a tagliare sino al 30% gli sprechi”.

Segno di come l’architetto in futuro non debba più preoccuparsi esclusivamente della forma della casa (dell’involucro) ma anche di quali benefici può avere inglobando al suo interno tecnologie che fino a pochi anni fa si consideravano confinate agli ambiti dalle quali provengono: controllo dei sistemi si sicurezza in casa direttamente dal cellulare, gestione dell’impianto fotovoltaico a distanza, sistemi di allarme che captano ogni minimo movimento grazie alla tecnologia a oscillazione (propria degli smartphone).

La grande rivoluzione di Green Prefab però sta nell’incentrare il lavoro in un master model dove tutte le figure professionali collaborano fra loro con il fine di creare non solo il progetto in sé, ma un grande catalogo che permette di utilizzare dei pre-fabbricati, ovvero pacchetti testati e collaudati che consentono di abbattere i costi totali e aumentare le prestazioni dell’ involucro edilizio.

Lo scenario nel nostro paese però, non è molto adatto a questo tipo di innovazioni perché in Italia si ha sempre paura di credere in nuove sfide, di investire in qualcosa che non sia già stato collaudato e di puntare su progetti senza avere la certezza di un guadagno sicuro e immediato.

Detto questo, a mio parere, un architetto che vuole lavorare con il metodo di Green Prefab ha molte più occasioni all’estero, perché in Italia questa innovazione arriverà di certo, ma con un notevole ritardo rispetto a scenari esteri come la Cina.

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