sabato 26 marzo 2011

Stefano Lucietti 268901

La figura dell’architetto nella storia è stata ed è ancora in continua innovazione e l’idea di Furio Barzon Green prefab, potrebbe portare ad un ulteriore sviluppo di questa figura. Questa nuova frontiera, secondo me, comporterà nell’ambiente delle costruzioni un duplice fattore: positivo e negativo.

Sotto molti punti di vista la creazione di questo master model è un vantaggio; infatti la cosa che vedo più importante è che può rendere gestibile finoi al minimo dettaglio con la massima precisione il progetto e che lo possa rendere estremamente controllato. Come dice Barzon i fornitori e i costruttori non possono “fregarmi” con costi aggiuntivi o inventandosi imprevisti.

Altra cosa molto importante è la possibilità di poter progettare e controllare tutta la vita del manufatto, dall’ideazione allo smontaggio. Smontaggio è un elemento che porta alla questione fondamentale degli ultimi anni: la sostenibilità. Green prefab, infatti, lavorerà solo con prodotti prefabbricati in quanto solo di questi prodotti è possibile conoscere e certificare oggettivamente le caratteristiche; oltretutto la prefabbricazione aiuta la reimmissione nel processo edilizio di elementi smontati in precedenza.

Oltre a tutto ciò è un sistema che abbatterà i prezzi ottimizzando i tempi di esecuzione, di esercizio e di manutenzione. E’ vantaggioso anche perché il committente, soddisfatto dell’aspetto formale e dopo opportune verifiche ingegneristiche, può intervenire bloccando il progetto e decidendo di ordinare i pezzi scelti dal catalogo. Infine vantaggioso perché crea una specie di social network in continua espansione in cui tutti sono attori attivi.

Invero ritengo ci siano degli aspetti negativi che coinvolgeranno le relazioni tra gli attori del processo edilizio e la figura dell’architetto.

Lo vedo un sistema molto sterile nei rapporti umani perché c’è la possibilità che committente, architetto, ingegnere, non si vedano mai e che comunichino solamente attraverso la rete o insomma attraverso il master model. Inoltre credo che l’architetto che si abitua a questo sistema, a questa “semplificazione”, possa disabituarsi alla conoscenza del cantiere, alla vera conoscenza dei materiali, materiali che conosce alla perfezione digitalmente scoprendoli e studiandoli nel database, ma senza più vederli di persona, senza più poterli toccare con mano.

Certo questa è una fantastica invenzione che in futuro potrà semplificare il lavoro dell’architetto e dell’ingegnere, un po’ come sono stati AutoCad, ArchiCad, ecc..; ma credo infine che debba essere considerato solo uno strumento di aiuto integrato al classico percorso progettuale, non una totale sostituzione di esso, anche alla luce di quanto detto da Natalino Bonazza, ovvero che “il sistema binario è incapace di intuizione”.

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