Compito dell’architetto è sempre stato quello di gestire le differenti discipline coinvolte nel processo di costruzione, attività che forse ai tempi di Filippo Brunelleschi era più facile da organizzare. Attualmente il progettista deve affrontare scenari più complicati da gestire, le regole del consumo – incluso il consumo culturale - sono in continua evoluzione e per questo motivo non si può restare ancorati ad un unico modello di offerta troppo a lungo. Oggi gli architetti devono offrire altre abilità, altri ruoli, altri contributi. Forse oggi non è sufficiente, non soddisfa vedere gli architetti solo come architetti. Occuparsi di architettura significa anche saper creare un collegamento fra essa e un pubblico ampio, soprattutto in un’epoca segnata dalla fine della stampa. Richard Rogers dichiarò: «Non si può pensare un'architettura senza pensare alla gente». Oggi l’architettura è più che mai un’architettura di relazioni anziché di oggetti. Lo spazio dove stabilire questi rapporti deve essere uno spazio quanto più accessibile a tutti, uno spazio che consenta al progettista di meglio auto presentarsi e che permetta al cliente o ad altri eventuali operatori nel settore di prendere comodamente visione delle varie possibilità che vengono proposte. Questo spazio è il web. Qualsiasi organizzazione di rilievo ha un proprio spazio nel web, dove il rapporto fra azienda e pubblico gioca principalmente la carta vincente della grafica. Imponenza e prestigio, una relazione diretta e positiva con il pubblico, uffici e servizi facilmente accessibili : caratteristiche essenziali di un’azienda, che già da tempo vengono affidate all’architettura. Oggi il contatto fra istituzioni e loro interlocutori si è in gran parte trasferito all’interno di uno spazio immateriale : il web. I portali e i siti aziendali si stanno affermando come luoghi privilegiati del dialogo virtuale, dove l’immagine che l’azienda offre di sé si esplicita attraverso sintesi visive, informazioni e prodotti di cui la grafica rappresenta la chiave di volta. Prendiamo per esempio una delle realtà web di successo internazionale, non necessariamente un’ azienda che si occupa di architettura, ma che ad essa è legata per mezzo di un filo comune : quello della comunicazione. La società a cui penso è la Vodafone (http://offerte.vodafone.it/vetrine/?ecmp=01_SEM) , il nome della società deriva dalla sintesi di tre termini: Voice – Data – Fone, ovvero; voce, dati e (tele)fono. Vodafone nasce nel 1984 come sussidiaria di un’altra grande società, la Racal Electronis Plc. Diventa indipendente nel 1991, anno in cui assume il nome attuale. Da allora crebbe costantemente diventando la più grande compagnia di telecomunicazioni del mondo. Per far fronte alla richiesta, Vodafone dispone di un portale originale in lingua inglese in cui vengono affiancati i siti dei Paesi in cui è disponibile l’offerta commerciale. Il messaggio è subito chiaro, il cliente non deve spendere troppo tempo nella ricerca dei servizi poiché questi sono posti in primo piano, con immagini parlanti e brevi descrizioni dell’ offerta e del prodotto. Per l’utente è impossibile sbagliarsi o confondersi. Questo è solo uno dei tanti esempi di aziende che hanno adottato il web come un “ufficio virtuale”, basti pensare ad esempio alla Eni (http://www.eni.com/it_IT/home.html), o al WWF (http://www.wwf.it/client/render.aspx), o anche a grandi riviste di moda (http://www.marieclaire.it/). Lo stesso sta accadendo per l’architettura (http://www.marciokogan.com.br/) , ed è una ricerca su cui per il futuro i progettisti con le loro società sono chiamati a puntare. Cito a tal proposito il nome di un’azienda di cui poi parlerò in modo più approfondito, e che per certi versi impiega queste strategie operative, parliamo di Green Prefab (http://test.greenprefab.com/). Green Prefab si propone come una piattaforma web collaborativa che consente di progettare e costruire edifici prefabbricati ed ecosostenibili.
E’ uno strumento che permette ai tecnici nel settore dell’edilizia di gestire il ciclo di progettazione, calcolo e collaudo nonché di produzione di un edificio, attraverso l’integrazione di un database di immagini in 3D di elementi prefabbricati. La missione di Green Prebaf è quella di offrire un sistema integrato e collaborativo di interlocutori, che riunisce tutti i processi del settore dell’edilizia prefabbricata dal concepimento dell’edificio per l’utente finale, questo perché tutti possano vivere e lavorare in edifici che siano moderni, ecologici e convenienti. Ciò che Green Prefab pone come valori a servizio dell’utenza sono: la volontà di stabilire reti globali e relazioni internazionali, la produzione di architettura innovativa e la protezione dell’ambiente. Architettura innovativa e protezione dell’ambiente sono obiettivi essenziali nel campo delle costruzioni d’oggi e ancor di più lo sarà per il futuro. Come si spiega? Nell’ epoca attuale l’ architettura sembra attraversare un momento particolarmente positivo. Ma vi sono degli aspetti che devono essere considerati. Il settore delle costruzioni è una delle maggiori cause di impoverimento e degrado dell’ambiente. Circa il 30-40 % delle risorse naturali ed energetiche sono coinvolte in questo ambito. Quando pensiamo alla sfera della costruzioni dobbiamo prima di tutto pensare non al significato singolo della parola “costruzione” quanto più alla produzione dei materiali, l’occupazione del suolo e la sua gestione e uso. Green Prefab come anche molti studi di architettura a livello internazionale, si pone a capo di una piattaforma web comunitaria che propone e ricerca nuovi valori nel mondo dell’architettura, nuova sensibilità, nuovi stili di vita, nuove attitudini nel rispetto del territorio. Le nuove forme architettoniche dovrebbero tutte seguire questi aspetti. Nella nuova generazione di architetti vi è un notevole e crescente interesse nel rinnovamento dell’energia, nella riduzione dell’inquinamento e nel riguardo della salute delle persone, ma anche veloci ed economici metodi per costruire adeguati alloggi. Vi sono aspetti economici, culturali e sociali che investono in questa problematica e che non tendono ad arrestare il loro sviluppo. Nei prossimi anni assisteremo ad una crescita della popolazione e soprattutto all’addensamento di grandi nuclei di persone nelle grandi città, specialmente in Paesi in via di sviluppo come la Cina, persone che richiederanno case e strutture per vivere. L’industria delle costruzioni dovrà essere pronta per rispondere ai nuovi requisiti di spazi per vivere e lavorare. Nuove incoraggianti tecnologie stanno prendendo sempre più posizione, soprattutto per disegnare e per portare a termine tutti quei processi che intervengono nel ciclo di produzione di un edificio; e come precedentemente già accennato, il Web è il miglior luogo dove informarsi e collaborare. L’attenzione del pubblico verso gli aspetti progettuali e il desiderio di design sono più forti e diffusi che mai. Malgrado ciò, i nuovi valori emergenti di cui ora parleremo, stentano ad essere completamente integrati. I nuovi requisiti si riferiscono a : sostenibilità, riciclaggio di materiali da costruzione, domotica, aumento dell’energia in settori rilevanti dell’economia nazionale ed in particolar modo nel settore delle costruzioni, energie rinnovabili, incoraggiamento di riforme politiche atte a ridurre le emissioni inquinanti, ecologici ed efficienti processi di produzione, architettura verde, architettura prefabbricata, strutture modulari, costruzioni abbordabili, materiali high – tech, materiali con alte performance, materiali luminosi, mutamenti tecnologici. I progettisti sono impegnati nella creazione di lavori brillanti ed innovativi e sono sempre più richiesti per le loro idee sullo sviluppo sociale, urbano e storico. Ciò a cui oggi assistiamo è effettivamente una presa di coscienza da parte dell’ “abitante” del luogo in cui egli vive; egli avverte che c’è qualcos’altro che deve essere aggiunto alla bellezza dell’involucro esterno; è l’appropriatezza, cioè il nostro desiderio di trovare e possedere un luogo adatto al nostro modo di vivere, alle misure e alle azioni del nostro corpo e agli stati d’animo. Molte persone e politici stanno dimostrando crescente interesse per queste tematiche. In molti stanno guardando a nuovi processi di produzione e numerosi sono coloro che non accettano di pagare per un’ abitazione qualsiasi o per un qualunque prodotto, ma per prodotti di alta qualità. Si tratta di requisiti che possono essere vantaggiosi per chi desideri investire nel mercato delle costruzioni, in contrasto con le vecchie tecniche costruttive. La funzione dell’architetto è prima di tutto, quella di conoscere il sistema di vita della gente nelle sue case e quello di cercare di studiare i mezzi tecnici per risolvere le difficoltà che complicano la vita di migliaia di persone. Green Prefab sta continuamente monitorando il mercato alla ricerca di nuovi strumenti, in particolare strumenti digitali, tecnologici e materiali che possono migliorare e rendere più efficiente il processo costruttivo. Attualmente tra i vari strumenti che possono essere applicati nel settore delle costruzioni vi sono i softwares, programmi che accompagnano i tecnici nella fase di progettazione,calcolo strutturale e previsione di spesa. Green Prefab sta promuovendo le tecnologie che prima venivano applicate solo nei campo aereo-spaziale, navale, della telefonia e dell’automobilismo a dei master model nell’ ambito delle costruzioni,con questo concetto si intende il committente (real estate) team di disegnatori e ingegneri, impresa costruttrice, e settore industriale per ottenere prodotti di alta qualità. Si tratta di un procedimento che si sta rivelando molto proficuo perché basato tutto sulla prefabbricazione. Il mercato inoltre richiede materiali nuovi, resistenti, luminosi ed efficienti dal punto di vista energetico, reciclabili e riutilizzabili. Il lavoro viene così suddiviso in circa sette fasi: - 1 FASE : si tratta di una fase principalmente digitale, consiste nella ricerca all’interno di un database che contiene un set di elementi prefabbricati digitali, ognuno dei quali viene offerto dai fornitori di Green Prefab. Questi elementi vengono utilizzati in fase di progettazione della struttura, ogni elemento scaricato dal databse è provvisto di una serie di caratteristiche riferite ai suoi componenti. - 2 FASE : concerne la concezione del progetto, i disegnatori possono usare i loro softwares 3D oppure adottare quello attualmente in uso da Green Prefab, ovvero, SketchUp. - 3 FASE : si riferisce alla fase ingegneristica. Si tratta dei calcoli strutturali, disegno della pianta per impianti elettrici, calcolo delle performance energetiche, disegno della pianta per il collocamento degli impianti di riscaldamento e ventilazione, verifica dell’ illuminazione, computo metrico estimativo. - 4 FASE : successivamente ai test ingegneristici si deve produrre la documentazione che riguarda i regolamenti urbani ecc… da impiegare per dare via al processo di produzione. - 5 FASE : sussiste nella produzione in serie degli elementi prefabbricati - 6 FASE : scavi e fondazioni, assemblaggio delle parti - 7 FASE : verifica del funzionamento delle parti automatizzate Il processo attuato da Green Prefab ha certamente dei : - Controllo dei costi di realizzazione e produzione - Massima produzione dal punto di vista industriale degli elementi da impiegare, riducendo i costi finali - Riduzione del numero di fasi e risparmio di tempo - Produzione di strutture ecologiche. Per un architetto la cosa più importante non è solo costruire bene, ma sapere come vive la maggior parte della gente. Forse è presto per dire con precisione quali siano gli scenari che dovranno essere affrontati in futuro anche se, negli ultimi anni le trasformazioni sono abbastanza lineari. Può essere ugualmente utile delineare alcune ipotesi per poter attestare la nostra flessibilità e riconoscere i nostri limiti. Il modo di ragionare sull’ architettura è completamente cambiato ormai e bisogna soffermarsi ora sul centro di questo cambiamento, la concezione stessa di spazio. In sintesi si potrebbe dire che a partire dal Museo Guggenheim di Bilbao siamo ormai giunti a una concezione di spazio sistema, diversamente dallo spazio organo specifico del Novecento. Lo spazio sistema implica che la creazione di un edificio non sia basata principalmente sul suo funzionamento interno ma su una maglia molto più complessa di valutazioni. Sono scelte che sono per molti versi indipendenti l’una dall’altra anche se si muovono simultaneamente a creare l’opera complessiva. Il rapporto con l’ambiente circostante, la costruzione, la spazialità, l’espressività e la funzionalità invece di essere elaborate come un insieme concatenato, vengono concepite come equazioni indipendenti, ciascuna equazione viene ottimizzata al suo interno e passa un testimone ( un risultato, una condizione ) all’equazione successiva che a sua volta si ottimizza all’interno dei propri parametri. Chiaramente il ciclo è in un certo senso. Alla necessità di un’architettura che voleva aderire alle spinte della serializzazione, della tipizzazione, della razionalizzazione, della produzione industriale corrisponde alla fine del secolo un processo opposto di liberazione, di sganciamento da ogni sistema preordinato gerarchicamente. L’architettura segue ormai un processo molto distante da quello della catena di montaggio per assomigliare a quello di una rete elettronica i cui nodi sono connessi sistematicamente. Questa idea di spazio – sistema appare incomprensibile a molti, forse anche paurosa, angosciosa, drammatica, come sempre accade quando si aprono nuove libertà. E’ una rivoluzione che nasce, naturalmente, all’interno di una complessità strettamente connessa al paradigma informatico. Nel corso di quest’ultimo decennio del secolo, l’architettura ha toccato vertici di qualità e di interesse da parte del pubblico generale mai raggiunti nei decenni precedenti. Il suo valore come grande fatto pubblico è ampiamente accettato e sotto gli occhi di tutti. Nella storia dell’architettura, lo strumento è sempre stato elemento fondamentale di rapporto con la materia della costruzione. E con il termine strumento, non intendiamo solo ciò che organizza alcuni aspetti della progettazione e della realizzazione, ma anche la condizione scientifica, lo strumento intellettuale. La prospettiva è una concezione scientifica dello spazio che si invera nell’architettura dell’ umanesimo. Le proiezioni parallele, ortogonali e assonometriche determinano una logica oggettuale autonoma che è proposta all’oggettivazione della produzione industriale. L’analiticità e serialità dei processi di produzione manifatturiera, si traducono in strumenti di astrazione e di formalizzazione su cui buona parte dell’architettura funzionalista si è basata. Strumenti quindi, non tanto come mezzo per raggiungere un fine specifico, ma come occasione di interrogazione profonda; un’ interrogazione che si impone in particolare nel momento della nascita stessa di nuovi strumenti nella storia dell’umanità. I sommi hanno individuato la necessità di guardare diversamente, hanno creato gli strumenti che consentissero tutto ciò, ad esempio Brunelleschi inventò il telaio prospettico, Caravaggio la camera oscura, Galileo il cannocchiale, al controcultura californiana il personale computer. Linformation Tecnology è intesa in questo contesto come strumento proprio, come materializzazione dello spirito, come anti- utensile. Una domanda che forse sorge spontanea è quella di chiedersi se l’informatica serve a creare soltanto le case interattive dei ricchissimi o delle effimere performance psichedeliche o ancora delle complesse manipolazioni formali oppure debba servire anche ad affrontare le grandi crisi del mondo contemporaneo. I pc ed in particolare Internet hanno permesso di risolvere molti problemi dell’era moderna, la possibilità di comunicare a distanza attraverso Skype, Facebook ecc… Internet e Google sono la cosa più vicina a Dio che l’uomo abbia creato. Chi adopera Google per cercare sa che è quasi onnipotente, onnipresente, in costante espansione con l’universo, ma mai potrà essere tempo. L’architettura ha la potenzialità di fare del tempo spazio e dello spazio tempo. Sviluppare la forza dell’ immaginazione creativa e sondare le crisi che la nostra architettura può affrontare, da quelle spaventose e mondiali, a quelle minuscole e domestiche. E’ lo strumento che può permetter di affrontare queste crisi passa attraverso l’elemento esteticamente, culturalmente e tecnologicamente catalizzante la nostra epoca, che è appunto quello informatico. La consapevolezza di questa sfida complessa, superati gli entusiasmi per i puri balzi tecnologici garantiti dalle innovazioni tecnologiche, è il viatico più importante per l’architettura che avvia al secondo decennio del Duemila. Il paesaggio a cui gli “ architetti del computer” cercano di dare forma, nasce attraverso le interconnessioni dinamiche, le interrelazioni, le mutazioni, le geometrie tipologiche o parametriche che sono tipiche del mondo elettronico. La nozione di paesaggio informatico è in stretto rapporto con i metodi d’ indagine e simulazione della scienza contemporanea. La parola chiave è complessità. Si guardano i tifoni, la formazione delle nuvole, i meccanismi produttivi del DNA, la sedimentazione di crepacci o masse telluriche, i movimenti degli stormi. Per le nuove generazioni però, queste ricerche non sono metaforiche, ma indagate attraverso simulazioni al pc. In queste simulazioni vengono formalizzati, cioè interpretati, i meccanismi genetici dei diversi fenomeni. Questo conduce alla nascita di vere e proprie metodologie di progetto che concettualizzano la logica di sviluppo delle forme e creano dei sistemi generatori che costituiscono l’ossatura delle nuove architetture. Le figure dei grattaceli intrecciate, abbracciate e danzanti ne sono un esempio, e sono espressione di algoritmi manipolabili. Ormai in molti programmi 3D esistono comandi che si chiamano script che consentono di programmare matematicamente le variazioni della forma architettonica. E sempre più queste tecniche sono insegnate anche nei corsi universitari sostituendo alle regole classiche della composizione le logiche processuali dell’informatica. Si tratta di un sentire completamente nuovo anche nel campo dell’ architettura, un sentire che possiamo definire “digitale”. Il mondo di oggi è sempre più caratterizzato dal costante mutare delle informazioni che come tanti flash colpiscono l’abitante della città. Dopo il 2001 la tecnologia dei pc è diventata matura e sempre più persone lavorano su questi mezzi. Sempre in questi anni si è diffusa la connessione wi-fi. Un numero continuamente crescente di università, case e uffici e luoghi pubblici è trasmettitore di informazioni. Chi possiede un pc può quindi lavorare e restare costantemente connesso alla rete. Siamo ormai circondati da schermi. Sia da quelli televisivi, che sono diventati sottilissimi, sia da quelli dei pc, telefonini, navigatori, lettori di musica ecc… questa onnipresenza dello schermo determina nell’abitante una condizione di avvolgimento, bombardamento, da schermo e appunto digitale. Da una parte lo schermo è senza ombra di dubbio una superficie bidimensionale, dall’altra parte è come un telaio prospettico, ovvero anche un elemento portatore di profondità. Quindi se in parte il mondo dell’ informazione è costituito da schermi, una parte fondamentale è occupata dal “diagramma” che costituisce un’anticipazione della modellizzazione. L’informatica è caratterizzata infatti non solo e non tanto dalla manipolazione del singolo bit informativo, ma soprattutto dalla possibilità di variare raggruppamenti significativi di informazioni, in una logica sistematica e interconnessa. Nel campo della ricerca architettonica, dunque, si avanza ben oltre il mondo della superficie, degli schermi e della digitalizzazione che in varia misura e profondità ha caratterizzato quanto prima descritto. Questo filone si intreccia con quello che sin dall’origine dei calcolatori è stato molto sviluppato, e cioè la rappresentazione tridimensionale di un progetto che presenta però n quest’ottica di modellizzazione due aspetti significativi : il primo è la diretta relazione con lo sviluppo geometrico matematico della forma. Il secondo è la progressiva tendenza verso un modello globale , un modello tridimensionale e informatizzato che contenga potenzialmente, come fossero una rete di relazioni in continuamente mutabili, tutte le informazioni del progetto “ un 3D database ” . Vi si potrà modificare un elemento architettonico e verificare simultaneamente l’effetto non solo su tutte le visioni desiderate, ma anche sulla normativa, sul costo, sui calcoli statici, sulle dispersioni termiche. Si potrà verificare non solo quanto un materiale rispetto ad un altro, incide in tutti gli aspetti quantitativi, ma anche come esso reagisce alla luce naturale o artificiale. Si potranno mandare le informazioni a ch deve costruire l’ opera che potrà realizzare al vero quanto serve prima di averne accanto piccoli modelli digitali con gli ormai diffusi printer in 3D. Il modello elettronico diventa in quest’ accezione uno strumento per studiare, verificare, simulare e costruire. Non è garanzia di successo, ma per il lavoro di progettazione si tratta della più importante conquista dopo l’invenzione delle prospettiva. Prima di tutto dobbiamo prendere coscienza del fatto che l’architettura sta rapidamente diventando parte dell’industria. L’architettura che fa tesoro dell’ informatica può divenire un vero e proprio elemento di trasformazione concreta delle condizioni ambientali. Può depurare l’aria, può filtrare la luce, può in vario modo interessare rapporti vivi con l’ambiente. L’architettura può in un certo senso essere consumatrice e produttrice di energia. Sembra una visione utopica, ma in realtà con gli impressionanti sviluppi tecnologici degli ultimi anni e con l’arrivo delle nanotecnologie su scala mondiale, questa ipotesi troverà sempre più spazio e comincerà a influenzare anche il modo in cui l’architettura è insegnata. Il concetto di progettazione sta diventando sempre più indipendente da quello di costruzione e quindi dalla fase di realizzazione. Il nuovo concetto di costruzione si basa sui principi della produzione di massa, sulla divisione del lavoro e la generalizzazione dei bisogni nonché sulla banalizzazione dei prodotti. La nostra società è straripante di comfort di ogni genere, più alto è il numero di prodotti specializzati che vengono creati e meno possiamo entrare in contatto con le esigenze fondamentali. In secondo luogo dobbiamo pensare alla possibilità che tra una cinquantina d’anni potrebbero anche non esserci più architetti. Questo perché l’ edilizia, come anche l’urbanistica è spesso controllata dagli apparati amministrativi o ancora peggio dagli imprenditori edili che hanno optato per una marea fossile di costruzioni condizionate dalle loro convenienze economiche. Molti degli architetti che continueranno a progettare edifici potrebbero anche essere impiegati come “program designer”, proprio come molti progettisti degli ultimi decenni che vengono assunti come specialisti del rendering, a supporto dell’immaginazione di altri architetti. Il terzo punto prende in considerazione l’era del computer e l’ esaltazione per tutto ciò che è virtuale, che forse potrebbe già essersi esaurita. L’architettura potrebbe aver investito troppo in una moda probabilmente necessaria ma comunque transitoria. I computer ci consentono di organizzare le geometrie, di simulare la realtà sullo schermo, direzione su cui si è lavorato molto negli ultimi 15 anni, ma forse è arrivato il momento di incanalare la ricerca verso nuovi orizzonti, ambiti che non si concentrino più tanto sulla ricostruzione ipotetica della realtà, quanto più verso l’analisi della materia di cui la stessa è composta. Il fatto che la presenza così forte dell’informatizzazione impone la creazione di una scienza che si occupi di rivoluzione anche in architettura. Una scienza che riformuli i suoi connotati, il contesto, metodi perché nel corso degli anni questi sono completamente mutati in un modello nato in un contesto diverso e per altri motivi. Oggi ci si basa su un’idea di architettura basata sulla presenza centrale della soggettività, della personalizzazione, della comunicazione, della complessità in una logica sistematica. Non si parla più di un’architettura che soddisfa i bisogni ma di un’architettura che non pensa pi ad un’aderenza fissa tra una forma e una funzione perché abbiamo fatto valore dell’individualizzazione e della variazione e stiamo andando oltre la grande estetica della trasparenza, che fu catalizzatore estetico del modernismo, per lavorare metafore di secondo livello, verso un’architettura capace di narrare storie aperte verso un’interattività come valore cruciale. Il quarto punto riguarda la città. La città per quanto oggi possa sembrare scomparsa a causa dell’ indeterminazione dei suoi limiti, è comunque destinata a sopravvivere e a crescere. Con l’emergere di nuove esigenze spaziali, sociali e sviluppi storici i professionisti della progettazione vedranno questo controllo ridotto, limitato e conteso da altri. L’architettura deve essere sottoposta a una radicale trasformazione che ne modifichi profondamente i connotati. A tale proposito è utile riprendere delle parti del libro di Giò Ponti “ Amate l’architettura” . “ L'architettura come professione deve servire la società futura sul piano funzionale, tecnico, produttivo, economico: deve servire la felicità e le esigenze degli uomini sul piano della loro vita - salute, assistenza, lavoro. Tutti devono rientrare nell’ architettura : i sociologi debbono pensare all’Architettura, i medici, gli agricoltori, gli industriali, gli ingegneri debbono pensare all’architettura, i politici devono pensare Architettura, la città (Polis) è Architettura: gli antichi pensavano così; oggi non ci pensano mai, non ci sanno pensare. Tutti debbono pensare Architettura, sentirne il dovere, cooperare ad essa, partecipare all'Architettura “ .
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO :
- Architettura e modernità – dal Bauhaus alla rivoluzione informatica - Antonio Saggio, Carocci Editore
- Ville e case prefabbricate , n° 21 , Di Baio editore
- Ville e case prefabbricate , n ° 9 , Di Baio Editore
- Ville e case prefabbricate , n ° 14 , Di Baio Editore
.- Ville e case prefabbricate , n ° 24 , Di Baio Editore
- Ville e case prefabbricate , n ° 22 , Di Baio Editore
- Ville e case prefabbricate , n ° 12 , Di Baio Editore
- Abitare , ottobre 2010
- Graficamente – per la pubblicità la stampa e il web – v. 1 De Agostini
- Graficamente – per la pubblicità la stampa e il web – v. 2 De Agostini
- Graficamente – per la pubblicità la stampa e il web – v. 4 De Agostini
- Dove abitano le emozioni , Mario Botta e Paolo Crepet , Einaudi Editore
- Progettare un edificio – otto lezioni di architettura – Ludovico Quaroni , Gangemi Editore
- La Casa – forme e ragioni dell’abitare – Luciano Semerani
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