sabato 26 marzo 2011

Alex Recaldin 271457

SCENARI FUTURI DELL’ARCHITETTO

In questo ventunesimo secolo la professione di architetto si trova immersa in un ambiente della progettazione e delle costruzioni che ha avuto nel corso dei secoli un’evoluzione, sia per quanto riguarda le esigenze sia da parte delle committenze sia da parte dell’ambiente, che dal punto di vista estremamente pratico degli strumenti che sono stati messi a disposizione dalla tecnologia che è sempre in costante movimento attorno alla vita delle persone, offrendo la più ampia varietà di prodotti e possibilità, che molti arrivano a definire quasi eccessiva, comportando anche una sensazione di confusione nelle persone con scarsa capacità di selezione dei contenuti.

Innanzitutto occorre rendersi conto che un progettista non può più lavorare nella solitudine del suo studio, escludendo qualsiasi altra figura oltre che di confronto anche di relazione, eliminando anche la possibilità di espansione delle sue idee nel territorio. Altra considerazione riguarda il suo modo quindi di lavorare, che va ad integrarsi dei numerosi programmi di elaborazione 2D o 3D che ormai oltre a fungere da strumento di disegno e di elaborazione tridimensionale, vanno ad assolvere anche a esigenze di calcolo; non si può evitare di citare i prodotti AUTODESK o di GRAPHISOFT, o ancora il più per così dire maneggevole ma comunque estremamente pratico SKETCHUP; programmi che offrono infinite possibilità all’immaginazione dell’architetto o progettista che li utilizza.

Facendo un salto all’indietro di secoli, i grandi architetti della storia accompagnavano al loro progetto il modello, di solito ligneo, dell’opera che intendevano proporre; un esempio è la proposta di Antonio da Sangallo il Giovane con il suo ambizioso progetto per la nuova San Pietro, per cui fece realizzare un notevole modello dal non indifferente costo economico, per poter dare visione al Papa della sua grande idea; dopotutto nonostante la cultura dei committenti, questi anche guardando la pergamena su cui gli architetti tracciavano la loro genialità con precisione e rigore, non potevano percepire effettivamente impatto e spazio. Oggi invece software quali ARTLANTIS o 3D STUDIO danno la stessa risposta ad un committente desideroso di guardare cosa effettivamente verrà costruito con altrettanto effetto e visione realistica anche senza la preparazione di un plastico articolato, grazie ad un RENDERING, che per l’architetto ha un peso economico pari a zero. Che dire quindi, se non quale vastità di ricchezza è usufruibile dal progettista per potenziare il suo lavoro e la sua presentazione, con riduzione anche delle tempistiche, chiedendosi anche cosa avrebbe potuto compiere un Michelangelo o un Bernini con tutti questi aiuti.

Aiuti che non arrivano solo dalla tecnologia o dai vari software continuamente migliorati e aggiornati; non si deve tralasciare infatti l’importanza della collaborazione con altre persone, ormai divenuta fondamentale. Questa collaborazione spazia per l’architetto all’interno del Web e della rete.

Il Web 2.0 con i suoi protagonisti (i SOCIAL NETWORK), inevitabilmente mette il soggetto in relazione con gli altri, creando una serie di rapporti che lo pongono in un livello di collegamento globale, non nell’intenzione di annullarlo come persona singola, ma come contributo concreto composto dalle sue conoscenze e capacità che vanno ad arricchire il patrimonio comune, oltre di trattarsi di un mezzo veloce di ricerca di informazioni e dati. Non si tratta solamente di network utilizzati per i soli rapporti di relazioni pubbliche o di ambito lavorativo o di studio, ma anche di un mezzo eccezionale di diffusione di idee, eventi, pensieri, in grado di stravolgere; non è da trascurare questa verità dato il ruolo di primo protagonista avuto ad esempio da Facebook nei recenti sviluppi politici in Egitto e in Libia.

Ma non sempre l’individuazione di ciò che si cerca risulta essere affidabile, tanto che il più delle volte si resta imbrogliati come allodole dallo specchietto. Rapportarsi con il Web richiede un avanzamento nella conoscenza all’interno della CULTURA DIGITALE, avanzamento che è d’obbligo anche per un progettista, dato che la rete può ed è sicuramente una grande risorsa che sempre più si imporrà nel suo lavoro. Il ruolo quindi nella professione della rete diventa di primo posto, e rende necessaria quindi una piena padronanza di tutte le possibili componenti. Evidente quindi che uno scenario individuabile concretamente per un architetto che intende fare un salto importante verso l’era del digitale è composto proprio dalla rete.

Forse è necessario valutare poi con che sguardo si analizza una costruzione non solo da parte delle persone comuni. Un edificio non può essere più considerato solo una mera opera strutturale e funzionale a determinate esigenze, costruita in un determinato luogo, che una volta realizzata durerà all’infinito; un qualsiasi edificio è dotato di un proprio CICLO DI VITA, definibile come quello di un qualsiasi essere vivente: nasce con l’inizio della sua edificazione, si sviluppa e matura con il proseguimento dei lavori e successivo completamento, per poi morire con la sua demolizione. Considerare le opere con un ciclo di vita rivoluziona completamente il modo di approcciarsi a un progetto per un progettista; soprattutto richiede lo sviluppo di una coscienza del fatto che vi è la necessità di poter e dover controllare l’edificio e tutte le sue fasi in modo sistematico, in forza al concetto che il punto focale ormai è quello di garantire un abbattimento dei costi sia di realizzazione che di mercato, senza che questo vada a discapito della qualità oltre che al design.

La risposta è arrivata da tempo dai ben noti GREEN BUILDINGS, tesi ad un approccio sempre più benevolo verso l’ambiente e l’uomo, edificati secondo le più moderne tecniche di realizzazione e soprattutto di ECOSOSTENIBILITÁ dal punto di vista di materiali e mantenimento energetico durante i cicli di vita delle costruzioni. Lo sforzo enorme compiuto per l’elaborazione di progetti e prototipi sempre più rispondenti alle richieste imposte dai soggetti coinvolti, non trova traduzione però nel mercato immobiliare, che vede tali edifici come beni immobili molto costosi, che non possono essere acquistati dalla semplice famiglia media.

Quindi, il tragitto che si deve intraprendere si divide in due strade: la prima che percorre il tracciato di continuare a sviluppare sempre di più l’attività di importazione delle moderne tecnologie industriali avanzate, quali l’aereonautica, nell’industria edificatoria, con lo scopo di apportare sostanziali modifiche in scelta di materiali e conoscenze; la seconda strada invece segue la direzione di individuare un sistema in grado di semplificare in termini economici i vari processi che portano ad arrivare alla realizzazione di un’opera strutturale. Il tracciato di queste strade si intreccia in GREEN PREFAB, una piattaforma informatica la cui presenza e apporto fondamentale al mondo progettuale non potrà essere considerato secondario in Italia ancora per molto.

Essenzialmente si tratta di uno strumento potente e gratuito, messo a disposizione dalla COLLABORATORIO alla comunità dei progettisti, architetti o ingegneri che siano, la cui potenza risiede nella sua capacità di orchestrare e armonizzare in contemporanea tutti i musicisti della grande orchestra che va a intonare la sinfonia dell’edificio. Per musicisti si intendono proprio tutti i soggetti che vengono coinvolti, non solo l’architetto che si occupa di plasmare la forma, o l’ingegnere che si occupa del calcolo strutturale di questa forma, o ancora all’imprenditore edile che poi la realizza.

A Green prefab non è solo da attribuire questo, ma anche la possibilità che da agli imprenditori, che vogliono immettere nel mercato prodotti edilizi nuovi, di poter trovare clienti o acquirenti che lo vogliono impiegare nel proprio progetto. Questo grazie ad un ricco catalogo che viene messo a disposizione degli utenti, dove ogni prodotto è correlato da tutte le informazioni, sia tecniche che logistiche. In questo modo, l’architetto che si accinge a realizzare un idea, lo può fare utilizzando questa serie di prodotti prefabbricati che possono comporre materialmente il suo progetto.

E qui che Green prefab si occupa del secondo tracciato da intraprendere, con la PREFABBRICAZIONE appunto. Non è però da intendere, come già affermato in precedenza in questo testo, come una volontà di pensare solamente a ridurre voci di spesa e impatto ambientale, andando in sfavore a qualità del progetto, funzionalità e bellezza d’aspetto, tutt’altro; questa piattaforma universale si propone di riuscire ad accorpare il design all’economicità in maniera ottimale e comunque con effetto.

Non c’è altro da dire se non che si tratti di un valido alleato per un architetto nel corso della sua carriera, per poterla alzare verso un’architettura prossima non più solo al servizio dell’uomo o dell’arte, ma anche dell’ambiente, e che con questo possa creare un dialogo costruttivo teso ad ottenere una sempre più ottimale vivibilità sul pianeta, dato che il settore delle costruzioni consuma da solo il 35 % delle risorse di quest’ultimo.

Cambiamenti e rivoluzioni che portano quindi la figura dell’architetto ad immergersi in scenari, o meglio ambienti, che lo aprono verso un futuro dell’architettura in cui la digitalizzazione non è solo da vedere come strumento di velocizzazione dei tempi di progettazione, o un miglioramento della presentazione dell’edificio alla clientela per maggiore appetibilità, o ancora per poter rendere accessibili le BIOARCHITETTURE ad una fascia di popolazione sempre più vasta, ma verso un’architettura futura dove la digitalizzazione sia la chiave d’accesso al miglioramento della collettività, in cui il ruolo dell’architetto riassume grande rilevanza perché lui ad orchestrare come un direttore gli strumenti necessari al raggiungimento in grande percentuale di questo scopo.

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