sabato 26 marzo 2011

Ilaria Rigodanzo 271039

I nuovi scenari per un architetto sono da ricercare in vari fattori ma in primo luogo da che cosa dipendono? Al giorno d’oggi le possibilità che si aprono per i futuri architetti dipendono essenzialmente dal collasso dovuto alla crisi economica che del 2008 colpisce non solo la professione dell’architetto ma l’intera società; collasso che ha influenzato e modificato stili di vita,metodi di produzione e di consumo a qualsiasi livello e che pertanto ha cambiato in breve tempo gli scenari di questa professione.

(La professione di architetto e la crisi)

Una delle misure anticrisi da prendere in considerazione in questi anni è la “semplificazione”; questo termine fa pensare a impoverimento ma al contrario è un operazione raffinata volta a sottrarre le complicazioni e ad aggiungere un valore estetico più elevato ed efficace grazie appunto alla eliminazione di ciò che può essere definito superfluo.L’aforisma “less is more” ovvero “il meno significa di più” del noto architetto Mies Van Der Rohe rappresenta al meglio ciò a cui dovrebbe tendere l’architettura dei nostri tempi; un vero e proprio principio che assume un prestigio importantissimo nel campo artistico, poichè il valore dell’architettura,intesa come espressione d’arte, non dipende dalla quantità sebbene dalla densità qualitativa.

Il “Vero” di Mies è il semplice ed è nel semplice che egli identifica il bello; ma come può essere applicato questo valore oltre che al puro sentimento estetico?

Semplificare è una delle misure anticrisi da avviare soprattutto negli atti,nelle procedure e nelle norme ma forse a causa dell’immagine falsamente riduttiva che associa il semplificare all’impoverire,questa attività non è ancora entrata nella prassi quotidiana delle amministrazioni pubbliche, così come non si è posto l’accento con sufficiente forza sugli scenari che rendono urgente intraprendere questa strada e sulle conseguenze che deriverebbero dal non farlo. Le misure anticrisi inoltre non possono basarsi prioritariamente sui risparmi che si ottengono nel semplificare ciò che è stato reso inutilmente complicato durante gli anni ma si possono basare anche sull’utilizzo di nuove tecnologie che sono volte a migliorare le condizioni di vita dell’uomo.Dall’esempio dell’architetto F. Barzon, abbiamo potuto osservare come l’utilizzo delle tecnologie,o meglio,l’applicazione delle tecnologie all’architettura possa semplificare e migliorare questa nobile professione; con “Green Prefab” infatti non solo vi è la possibilità di ricevere e condividere prodotti e nuovi materiali di produzione in tempo reale, utilizzabili per lo stesso progetto dell’architetto, ma il lavoro può essere controllato e valutato in termini economici per agevolare tutto il suo ciclo di produzione. Tenendo sempre in considerazione il funzionale e pratico utilizzo delle tecnologie e dell’informatica, l’architettura dovrebbe svolgere inoltre una ricerca maggiore sui materiali definiti ecocompatibili e puntare l’attenzione sull’uso delle energie rinnovabili. La bioarchitettura,che tende a conciliare e integrare le attività e i comportamenti umani con le preesistenze ambientali e i fenomeni naturali al fine di migliorare la qualità di vita attuale e futura, non è un utopia irrealizzabile ma è uno dei nuovi scenari sui quali ci si deve indirizzare per non danneggiare ulteriormente il mondo in cui viviamo; pannelli solari termici, pannelli fotovoltaici,energia eolica,impianti idroelettrici sono solo alcune delle soluzioni a tal scopo.

(bioarchitettura/cos'è?) e

(Green jobs in continuo aumento secondo il Dossier IRES)

I nuovi scenari devono tener conto delle esigenze dell’uomo e conciliare il rispetto per la natura ad un’alta qualità dei prodotti e delle prestazioni, attraverso i quali poter realizzare un ordine architettonico che non deve essere un imposizione di forme astratte, ma compartecipazione, propulsione di contenuti e colloquio attivo tra artista-architetto e società. Ciò che infatti distingue l’architettura dalle altre arti è il fatto che la sua scelta è condizionata anche dall’accoglimento delle leggi della scienza e della natura che sono operanti nel concetto dell’utilità per la vita dell’uomo. Come affermava Ernesto Nathan Rogers “l’oggetto architettonico è tanto più duraturo e funzionale quanto più la componente artistica assorbe la componente scientifica,ovvero quando il dato scientifico ha subito l’influenza plasmatrice dell’artista creatore.”


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