In tutto il mondo ci sono studenti come noi che si interrogano su come sarà il loro futuro al di fuori dell’università. Lo scenario che ci aspetta, almeno per quanto riguarda il mercato delle costruzioni, non è dei migliori. L’edilizia sta attraversando ormai da anni un processo di stasi; i prezzi sono alti e i committenti di conseguenza sono pochi e provengono molte volte da una sfera sociale alta, perché la maggior parte delle persone non può permettersi una casa. La nostra possibilità di riscatto da questo sistema sarà quindi soltanto la creazione di una valida alternativa; bisogna fronteggiare la crisi andando incontro alle nuove richieste con nuove conoscenze.
La tecnologia informatica è un’ottima base da cui partire, ormai i disegni a mano hanno fatto spazio all’avvento del disegno digitale, a nuovi programmi quali ad esempio Autocad, Archicad, SketchUp, Revit, che permettono di creare delle configurazioni che altrimenti non sarebbero possibili. Altro strumento fondamentale è il web, importante mezzo di comunicazione per la diffusione di pensieri, idee, materiale, ecc…, nel minor tempo possibile. Processo che è stato accelerato dal sempre maggior utilizzo e diffusione delle piattaforme digitali.
Su tutti questi aspetti si basa la ricerca di Green Prefab, un’azienda che sta presentando nel mercato, risultato del lavoro dell’architetto Furio Barzon, che da alcuni anni sta indagando sull’utilità dell’informatica nel mondo delle costruzioni. Questa azienda propone l’utilizzo dei software sopra citati per la creazione di modelli di tipo BIM, a cui si possono dare informazioni al database e successivamente poter così fare calcoli di costi, statica e prestazioni energetiche. Modelli che poi vengono caricati in rete e resi disponibili ad altri architetti, ingegneri, investitori, ecc…che a loro volta potranno scaricare e caricare pezzi. Green Prefab si presenta come una comunità di 18000 architetti che grazie ai network lavorano insieme per trovare soluzioni a problemi ambientali, economico-sociali. L’obiettivo è la costruzione di edifici che costino meno economicamente e che abbiano più risorse sfruttabili. Questo progetto nel corso degli anni potrebbe diventare un grande progetto, forse alla base di una nuova architettura, un’architettura che guarda lontano.
Nel nuovo scenario architettonico del futuro bisognerebbe evitare la speculazione e abbattere i costi, in modo che più persone abbiano la possibilità di comprare e di conseguenza aumenterebbe il lavoro. Inizierebbe quindi una catena interminabile che permetterebbe la rinascita di un’architettura che potremmo definire finalmente attiva.
Le parole chiave di questo scenario sono sicuramente “collaborazione”, “prefabbricazione”, “ottimizzazione delle risorse”, “condivisione”. Gli architetti, oltre a dover rispondere a un problema di mercato, si trovano inoltre davanti a problemi legati all’ambiente sempre più sfruttato, all’inquinamento; nasce così un altro aspetto fondamentale, la sostenibilità, che punta quindi alla costruzione di case a minor impatto ambientale possibile, ragionando sulla scelta del luogo e dei materiali utilizzati (e oggigiorno ragionando anche sull’estetica). Il mondo delle costruzioni consuma attualmente il 35% delle risorse non rinnovabili del pianeta; il nostro obiettivo è quello di capovolgere questo sistema e costruire soltanto o comunque in buona parte con le risorse rinnovabili.
Come abbiamo visto nell’architettura del futuro si punterà molto sulle nuove tecnologie, già con l’invenzione del CAD, con la rivoluzione della rete, dei network e del Digital production; fra poco la nanotecnologia e la domotica, che creeranno un modo diverso di pensare all’architettura e cambieranno forse il modo di progettare. Il continuo sviluppo di queste innovazioni è importante, ma è importante anche utilizzarle con razionalità ed etica.
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