sabato 26 marzo 2011

Monica Sartorato 271455

L’immaginario collettivo italiano idealizza i prefabbricati come piccole strutture effimere e temporanee. Tuttavia numerosi architetti si sono interessati al metodo della prefabbricazione. L’utilizzo di nuove tecnologie ha già dal 1800 caratterizzato la principale spinta per l’architettura: l’industrializzazione portò all’utilizzo del ferro, della ghisa e del vetro in edilizia che permisero la nascita dei primi grattacieli a Chicago, della torre Eiffel e di altre opere che venivano realizzate attraverso l’assemblaggio in cantiere di “pezzi” realizzati in fabbrica su misura. Successivamente il movimento del Bauhaus (e l’architettura fascista in italia) e i suoi predecessori insistettero fortemente sull’utilizzo di materiali standard prodotti in serie dalle fabbriche. Questo fu un grande passo verso la prefabbricazione che oggi risulta essere una grande opportunità per l’architettura. Un’ opportunità ad esempio perché permette di controllare preventivamente, ovviamente solo in parte, le problematiche del cantiere: già attraverso un disegno digitale potrò stabilire in che modo verranno assemblati i vari pezzi, non avrò quindi problemi per quanto riguarda la posa dei mattoni che non risulta essere fatta correttamente, le dimensioni che non risultano essere corrette, giunti ed angoli eseguiti in malo modo, ecc ottenendo così una maggiore qualità dell’edificio. Essendo poi i vari elementi prodotti in fabbrica il costo totale della struttura sarà minore. Uno dei vantaggi maggiori, inoltre, è quello del minor tempo necessario alla costruzione di un prefabbricato rispetto ad una struttura tradizionale.
Oggi, rispetto agli inizi del ‘900, abbiamo un ulteriore vantaggio rappresentato dall’informatica e dalla rivoluzione del cad e degli altri programmi di disegno dell’architettura che ci permettono di controllare, oltre che forme molto più complesse di quelle ottenute con il disegno tradizionale, i processi di costruzione, l’assemblaggio degli elementi prefabbricati, le prestazioni di determinati elementi e dell’edificio, e i calcoli per quanto riguarda il risparmio energetico e la sostenibilità di un edificio. Proprio la sostenibilità sarà, a breve, una delle caratteristiche più richieste nella costruzione di un’edificio.
È anche per facilitare la comunicazione tra architetto e prefabbricatori, oltre che tra architetto, ingegnere e committente, nasce Green Prefab di Furio Barzon. È una piattaforma collaborativa che mette a disposizione modelli sketchup e archicad di elementi prefabbricati forniti dalle fabbriche che entrano in Green Prefab. Progettisti, ingegneri e prefabbricatori che decidono di collaborare ad un progetto possono usufruire gratuitamente di questi modelli per realizzare un master model che controllerà tutto il ciclo di vita dell’edificio (dalla nascita alla demolizione). Nello stesso master model lavoreranno tutte queste figure con le loro competenze: semplificando, prima l’architetto studierà il progetto, successivamente l’ingegnere interverrà per quanto riguarda le strutture, poi le ditte di costruzione studieranno come assemblare i pezzi. Questo tipo di piattaforme sono assolutamente un’opportunità per gli architetti che devono, oggi, saper sfruttare gli strumenti dell’informatica quali appunto i network oltre agli strumenti per il disegno digitale.
Concludendo: l’architetto oggi si deve muovere tenendo conto principalmente di tre fattori: la sostenibilità, la prefabbricazione e l’uso del computer sia per quanto riguarda i programmi per il disegno sia per quanto riguarda i network che permettono di lavorare con collaboratori di ogni parte del mondo.

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