martedì 29 marzo 2011

Samuele Frassin 271146

In Italia le stime del Cup (Comitato unitario degli ordini e dei collegi professionali) per il 2009 prevedono quasi 300 mila posti di lavoro persi da liberi professionisti a partita Iva che non possono contare su ammortizzatori sociali o misure di tutela straordinarie. Specialisti che dovranno riconvertirsi, sperimentare altri settori […]”. Così esordisce un articolo comparso ne Il Corriere Della sera nel Settembre 2009. Oggi però, all'alba del 2011, ci appare immediato notare come la crisi finanziaria abbia colpito duramente soprattutto il mercato immobiliare; architetti e ingegneri assistono ad un calo del fatturato del 30% in tempi da record (http://archiviostorico.corriere.it/2009/settembre/21/altro_volto_della_crisi_avvocati_ce_0_090921005.shtml). Prendendo atto del fatto che oltre il 35% dei materiali non riciclabili è impiegato nell'edilizia ma soprattutto tenendo conto dei costi sempre più elevati di tali materiali, viene subito alla luce quale sia il compito più importante per gli architetti della nuova era. Essi dovranno approcciare una nuova modalità progettuale, le quali parole d'ordine dovranno essere “ottimizzazione delle risorse” e “collaborazione”. Due fattori importantissimi ai quali i nuovi architetti dovranno far fronte sono l'ecosostenibilità dell'opera architettonica e l'informatizzazione della parte progettuale.


Bisognerà collaborare in primis allo sviluppo e all'utilizzo intelligente di materiali ecocompatibili, riciclabili e che garantiscano il massimo delle prestazioni a costi meno elevati possibili. Dunque le cose più importanti che dobbiamo conoscere ogni volta che scegliamo un materiale sono: l’origine della materia prima usata per costruire; il dove e il come il materiale viene lavorato; considerare la lavorazione in cantiere e la sua messa in opera; in caso di dismissione, è necessario valutare ogni passo della sua demolizione oppure della sua rimozione concludere con la valutazione dello stoccaggio, della possibilità di riciclaggio o dello smaltimento in natura (http://architetturaxcostruire.lacasagiusta.it/come-riconoscere-materiali-ecocompatibili/). Allo stesso tempo però, per un approccio integrale alle problematiche ambientali è importante controllare il parametro “impatto ambientale” fin dalle prime fasi della progettazione; la metodologia LCA (Life Cycle Assestment), riconosciuta e normata a livello internazionale, si configura come uno strumento scientifico di valutazione quantitativa che permette di quantificare i costi ambientali prodotti nel ciclo di vita (dalla progettazione, alla creazione, alla manutenzione) del manufatto edilizio (http://www.meetup.com/beppegrillo-263/messages/boards/thread/4632753?thread=4632753).


Furio Barzon (https://profiles.google.com/furiobarzon/about#furiobarzon/about), fondatore di Green Prefab, spiega come il suo obiettivo fosse quello di creare un una "piattaforma collaborativa" dentro la quale - ad oggi - collaborano tra loro oltre 18mila architetti al fine creare edifici con un costo basso ma dalle prestazioni elevate (gli edifici ecosostenibili hanno costi elevatissimi).


Oltre a contribuire notevolmente nel campo della ricerca, dunque, il mondo dell'informatica permette la veloce interazione tra “le parti” che si occupano della realizzazione di un progetto (colui che investe; l'architetto; il prefabbricatore e l'impresa di costruzione) e la condivisione di idee da parte degli architetti di tutto il mondo. Gli strumenti informatici che permettono questo sono i programmi di Building Information Modeling (come ad esempio ArchiCAD e AutoCAD) e la Digital Production: modelli in formato IFC (Industry Foundation Classes) condivisi nel web che garantiscono l'interoperabilità tra le parti nell'industria delle costruzioni (http://en.wikipedia.org/wiki/Industry_Foundation_Classes).

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