lunedì 28 marzo 2011
Giada Pianca 271164
“Oggi ogni nuovo intervento in architettura deve essere in Bioarchitettura. Se non lo sai fare, meglio andare in pensione”. Questa frase di Isabella Goldmann, uno degli architetti più gettonati del momento, risulta essere un forte e diretto messaggio, indirizzato non solo al mondo dell’architettura, ma anche alla popolazione e alla società. Con questa frase, l’architetto, sottolinea l’importanza e la necessità di costruire rispettando i principi della sostenibilità, instaurando un rapporto equilibrato tra l'ambiente ed il costruito, soddisfacendo i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere, con il consumo indiscriminato delle risorse, quello delle generazioni future. Chi si occupa di Architettura difficilmente mette al centro del proprio percorso di ricerca culturale, professionale, tecnologica e progettuale la consapevolezza di lavorare per l'uomo e per la sua salute psicofisica, di trasformare l'ambiente per favorire il riprodursi della vita, di operare per l'equilibrio dei rapporti sociali. Questo, invece, è proprio ciò che si propone di fare la Bioarchitettura. Essa si può definire come visione olistica dell’architettura che ci pone a un confronto con la realtà vista nella globalità della tradizione storica, dell’ambiente, della cultura, utilizzando le nuove consapevolezze dell’eco sostenibilità, della bio-compatibilità e del risparmio energetico. Il suffisso “bio” è riferito a un’Architettura fatta per la vita, un’Architettura in grado di realizzare "edifici"e quindi "città" intese come organismi viventi. Il termine "ecologico" rappresenta la volontà per l’Architettura di creare luoghi capaci di rapportarsi in modo equilibrato con l'ambiente in cui s’inseriscono e che inevitabilmente trasformano. E’ necessario, nell'ottica della Bioarchitettura, coniugare il benessere con il risparmio economico, garantendo comfort abitativo e qualità della vita senza danneggiare l’ambiente e le risorse. Lo spreco di energia si può combattere con l’utilizzo di energie e di materiali rinnovabili, ecologici e a basso impatto ambientale (come il legno), e con l’impiego di una tecnica degli impianti e di soluzioni tecnologiche sostenibili. In quest’ottica il Design e la domotica sembrano essere i nuovi scenari del futuro. Per quanto riguarda il design, tutti gli edifici costruiti dal 1° gennaio 2021 dovranno avere elevati standard di efficienza energetica e il loro fabbisogno energetico dovrà essere coperto in misura significativa da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda la domotica, con essa la casa è sotto controllo con un semplice tocco: comodità, sicurezza, risparmio energetico, rispetto per l’ambiente e intrattenimento sono assicurati da sistemi semplici e intuitivi da utilizzare, personalizzati secondo le esigenze dell’utente. Entro la fine del 2018, le pubbliche amministrazioni apriranno la strada, acquistando o affittando solo eco-edifici, e promuovendo la trasformazione di quelli esistenti in edifici a “impatto zero”. Per questi, infatti, sarà d’obbligo migliorare il loro rendimento energetico, attraverso radicali interventi di ristrutturazione, qualora ciò sia tecnicamente, funzionalmente ed economicamente fattibile. Un esempio di azienda che mira alla produzione e all’uso di prodotti riciclabili, al risparmio energetico, all’uso di materiali artificiali che però rispettino l’ambiente è Green Prefab, fondata da Furio Barzon. Questa è una piattaforma collaborativa nella quale interagiscono architetti e ingegneri ed ha lo scopo di rivoluzionare gli scenari del mondo delle costruzioni, ovvero l’ambiente, la società e il mercato. Tutto ciò è possibile grazie a tre rivoluzioni: la prima è quella del CAD attraverso il quale si può vedere il progetto in un nuovo telaio prospettico; la seconda è internet che funge da nuovo strumento collaborativo per scambiare progetti, informazioni e tenersi in contatto; infine la terza è quella della “digital production”: il modello online governa tutto il ciclo di vita dell’edificio. Si viene a creare così un vero e proprio villaggio globale, con il fine di costruire edifici che costino meno e che abbiano più prestazioni. In sostanza, l’architetto, oggi, deve essere in grado di guardare al futuro, di arricchire il linguaggio dell’architettura con la sperimentazione e la tecnologia per la tutela del pianeta e per una maggiore vivibilità. Egli deve entrare in possesso di una solida strumentazione tecnologica e della consapevolezza che la natura e l’ambiente non sono dei limiti ma delle risorse.
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