Sono principalmente tre gli scenari fondamentali che si presentano ad un architetto : ambientale, sociale ed economico. Riusciamo a ordinarli per importanza? Iniziamo dallo scenario ambientale. Ormai l’architetto per necessità è sempre più legato al fattore sostenibilità, progettare edifici sostenibili ( green building ) a basso impatto ambientale, in modo da garantire una qualità architettonica migliore nelle città in cui viviamo. L’obbiettivo dunque sarà quello di costruire case a bassi consumi energetici, realizzate con materiali innovativi e secondo nuove impostazioni progettuali potendo garantire sicurezza e benessere a chi ci abita. Perciò l’architetto deve sapere interagire con il contesto naturale del paesaggio in modo da inserire la sua ‘opera’ con il minor impatto ambientale ( slow architecture un ideale di architettura sostenibile e progressiva che “non si prefigge unicamente lo scopo di edificare, ma anche quello di rispettare: dall’ambiente, alle risorse, alle persone.” ) . Il settore edile consuma oltre il 35% delle risorse NON-rinnovabili , bisogna dunque migliorare tale situazione, voltando verso una bio-edilizia. Anche il cittadino comune si è accorto dell’importanza delle risorse rinnovabili semplicemente controllando le sue spese o meglio le spese per la propria casa; ridurre le spese del riscaldamento e dell’energia elettrica ha portato la conoscenza dei vantaggi del fotovoltaico e di materiali che evitano la dispersione del calore.
Ma tutto ciò quanto è accessibile? Qui entra in gioco il fattore economico. Bisogna fare in modo che la sostenibilità non sia una cosa che pone accesso solo a poche persone ma a tutta la comunità globale. ( un esempio : Masdar City alimentata ad energia solare, zero rifiuti e emissioni, certamente destinata a gente facoltosa in grado di permettersi una casa eco-friendly; e che dire dei grattacieli ecosostenibili in costruzione a Dubai? Certamente destinati ad uffici privati o grandi multinazionali ) Abbattere i consumi e mantenere alte prestazioni , deve diventare un obbiettivo, un punto chiave per gli architetti. Come l’arch. Furio Barzon, CEO ( Chief Executive Officer – amministratore delegato ) del Green Prefab, che non è solo un network da cui ottenere blocchi digitalizzati per AutoCAD e SketchUp , ma anche una piattaforma per coinvolgere figure collaborative (architetti, ingegneri, designer, ecc. ) aventi le proprie aree di lavoro per la realizzazione di un progetto. Lavorare in rete velocizza i tempi di comunicazione e cosi anche la progettazione stessa, F. Barzon pensa cosi al Digital Master Model e all’utilizzo del formato *.IFC , in grado di essere letto da tutti i CAD , in modo tale che nello stesso file possano lavorare varie figure collaborative in sedi diverse. Si pone dunque un altro scenario, quello digitale appartenente al Web 2.0 . L’intervento di Natalino Bonazza ci aiuta a capire meglio i vantaggi e i punti deboli del Web 2.0 : aiuta lo scambio reciproco di informazione tra due figure , chi propone e condivide materiale , e chi riceve e si interessa di tale materiale . Ognuno diventa responsabile di ciò che pubblica, e non sempre ciò che viene pubblicato è di buona qualità, portando avvolte a dissipazione del materiale (presente nei social network) e mal informazione. Il Web 2.0 offre così la possibilità di dilatare un ambiente di relazioni e un accrescimento del sapere in tempi ridotti con un continuo flusso di comunicazione. Infine lo scenario sociale di un architetto riguarda il rapporto tra opera e cittadino e per quanto ad esso possa essere utile, costruiamo soprattutto per noi e per le generazioni future; è nel modo di costruire che dobbiamo migliorare sempre più.
Tornando alla domanda ad inizio testo, i tre scenari non hanno un ordine d‘importanza poiché sono in stretto rapporto tra loro tali da stare su uno stesso piano valutativo, fondamentale è la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità tanto come lo sono i costi e l’utilità che il progetto richiede ed offre.
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