martedì 22 marzo 2011

Francesca Camerin 271181

Scenario : dal greco skēnē, tenda, il complesso delle scene, costituite dai fondali e dalle quinte, che formano l'ambiente fittizio in cui si svolge un'azione teatrale o in cui viene ripresa un'azione cinematografica o televisiva ( da www.dizionari.hoepli.it).

Nel caso si parli di scenario per un architetto, l’ambiente in cui si svolge o si svolgerà la sua attività, e il modo in cui egli saprà dialogare e farsi parte attiva di tale ambiente. Alla domanda “quali sono gli scenari per un architetto?” non si può che rispondere analizzando prima la situazione attuale, e proprio da essa vuole partire la mia riflessione.

Il presente ci sta mostrando come la tecnologia stia permeando lentamente ma massivamente ogni ambito della vita dell’uomo, compresa l’architettura. Anzi, senza dubbio in essa si sta diffondendo in modo ancora più profondo e importante. Tuttavia, non è facile prevedere con certezza quanto questo processo cambierà la figura professionale dell’architetto. Le premesse di una trasformazione radicale, visibili nella situazione attuale, sono numerosissime: la possibilità di uno scambio di informazioni veloce e globale, l’internazionalizzazione di committenze, società, mercati e comunicazioni, la creazione di networks e comunità di lavoro sono solo alcuni elementi, che potrebbero essere paragonati alla punta di un iceberg che pian piano verrà a galla. Ciò a cui queste premesse porteranno è solo in parte intuibile, tuttavia da esse si potrebbero estrapolare due importanti trasformazioni future che interessano la figura dell’architetto.

Prima trasformazione. Non ci saranno più architetti “di provincia”, radicati nel territorio e incapaci di realizzare progetti al di fuori del piccolo appezzamento di terra che circonda il loro studio. I nuovi mezzi di scambio di informazioni rivoluzioneranno il metodo di lavoro, che si baserà su una fertile collaborazione tra professionisti di diversi settori, provenienti dagli antipodi del nostro pianeta. Come già oggi succede per gli architetti più noti, (mi riferisco i particolare ad un esempio tutto italiano, il building workshop di Renzo Piano) i progetti avranno le sedi e le committenze più disparate e lontane. Ciò non significa, tuttavia, che le opere realizzate saranno decontestualizzate e che non avranno più un profondo legame con il luogo di realizzazione; anzi, la collaborazione e l’intervento di architetti in luoghi a loro estranei può essere un forte stimolo alla conoscenza approfondita del background storico, etico e culturale nel quale un’opera deve essere realizzata. Un modo, insomma, per valorizzare le differenze ed aumentare il senso globale di multiculturalità e allo stesso tempo di cosmopolitismo.

Seconda trasformazione. Non ci saranno più architetti incapaci di usare gli strumenti a loro disposizione. Brunelleschi riuscì a realizzare la cupola del duomo di Firenze grazie alla sua totale padronanza degli strumenti del suo tempo; anzi, fu proprio lui stesso a sviluppare macchinari in grado di svolgere meglio il lavoro di cui aveva bisogno. Necessità fondamentale di ogni architetto, in qualsiasi tempo, è di saper utilizzare al meglio gli strumenti a sua disposizione, e, ancor di più, di saperli migliorare. Ecco che allora, nel futuro, l’uso dei sistemi di disegno digitale e, ancora, delle piattaforme web rivoluzioneranno non solo il lavoro dell’architetto, dal concetto iniziale fino alla realizzazione dell’opera (trasformazione più che ovvia, oramai), ma anche dell’approccio alla progettazione stessa. L’uso delle piattaforme permette di superare il vecchio approccio, basato su una gerarchia di problemi e quindi di soluzioni, e di sviluppare un progetto mediante una valutazione contemporanea di molteplici aspetti, da quello strutturale a quello estetico, a quello energetico, ecc.. In tal modo, il sistema di progettazione verrà stravolto e indirizzato ad uno sviluppo “in parallelo”, non in verticale. D’altra parte, la nuova consapevolezza della responsabilità dell’architetto e dell’importanza del suo lavoro sotto molti punti di vista richiede il passaggio ad un tale approccio.

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