lunedì 4 aprile 2011

Giacomo De Rossi 271794

Furio Barzon può essere definito un’ eccellenza quando si parla di Architettura oggi, un “demiurgo” moderno che è riuscito a dare una svolta tecnologica all’ architettura senza venir meno ai principi base del costruire. Compito assai oneroso se si pensa all’ incredibile svolta tecnico-pratica che ha apportato l’ uso della piattaforma digitale applicata all’ arte del costruire.

Green Prefab, parco tecnologico VEGA Venezia, un enorme e versatile scatola di pezzi Lego interamente on-line che permette a committenti, architetti e produttori una condivisione e versatilità totale nel concretizzare un’ idea. Un livello mai raggiunto prima che coniuga semplicità ed efficienza, le fasi operative vengono divise in semplici step accessibili e modificabili in ogni momento e worldwide tramite il proprio account. Il diagramma che compare nella home page di Green prefab è fin troppo esaustivo, le keywords di questo modo di concepire la realizzazione del progetto sono Download,Design e Build; accorciare i tempi, migliorare efficenza e qualità, un uso della rete utile ed intelligente in sintesi.

Il termine prefabbricazione sale così ad un livello superiore chiudendo definitivamente il capitolo “prefabbricato classico”: esempi di questa evoluzione vengono, come è ormai consuetudine, dal nord europa in particolare dallo spirito imprenditoriale di Mikael Ohlsson patron di Ikea che ancora una volta ha sedimentato un fenomeno in crescita come la prefabbricazione moderna. Ikea e Skanska forniscono interi edifici a catalogo: il progetto Boklok (“vivere in modo ecocompatibile” in lingua svedese) offre abitazioni smart a prezzi contenuti, adatte alle esigenze della famiglia moderna, sperimentando il cohousing, con tempi che sono di circa un mese per avere un’ abitazione completa “chiavi in mano”. La fantastica opportunità che il futuro sta consegnando nelle mani dei futuri architetti deve tenere conto anche dell’ aspetto prettamente sensoriale del progettare, non solo l’ esperienza sul campo ma anche il bagaglio che viene fornito dalle esperienze progettuali, successi o sconfitte che siano. Prendendo spunto da quanto detto da Achille Castiglioni “Bisognerebbe progettare partendo da quello che non si deve fare per poi trovare alla fine quello che si deve fare” occorre sfruttare al meglio i mezzi che l’ innovazione concede (CAD piuttosto che il più complesso Digital Project di Frank O. Gehry basato su CATIA) senza prescindere dalla formazione classica della figura dell’ architetto.

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