sabato 2 aprile 2011

ANNALISA BOSELLO 271366

La figura dell’architetto è cambiata molto rispetto ai secoli passati, quando l’architetto esprimeva le proprie idee solamente con una matita e un foglio di carta. Al giorno d’oggi ci sono così tanti metodi e modi di creare e progettare che sta diventando una cosa complicata rimanere al passo con i tempi a causa delle tecnologie in continua evoluzione. Si può affermare che un architetto di cinquant’anni difficilmente usa le tecnologie a disposizione con la facilità e la velocità di un architetto venticinquenne. Non è difficile infatti capire come, ad esempio, grandi studi di architettura o grandi società come, per citarne una, Google, ciclicamente cambino il personale per mettere al posto di gente più matura giovani di qualità che sono decisamente più aggiornati nel campo tecnologico e che quindi hanno più confidenza nel rapportarsi con gli strumenti di lavoro attuali rispetto ai precedenti dipendenti.

Attualmente oltre alle molte tecnologie che affollano il nostro mondo, anche la quantità di prodotti tra i quali scegliere è molto cresciuta rispetto agli anni passati, e pure in questo campo si può dire che sia cresciuta la difficoltà perché per scegliere un qual si voglia prodotto in maniera consapevole o bisogna avere una conoscenza globale di tutti gli altri prodotti o bisogna che ci siano più persone che conoscano bene una porzione dei vari prodotti. E proprio questo succede in architettura: il settore e le conoscenze si sono suddivise tra i vari attori. Infatti, per esempio, per costruire un edificio ci vogliono tantissime competenze e l’architetto non è più in grado di decidere su tutto il progetto e deve quindi avvalersi di competenze specializzate. L’architetto deve comunque avere una conoscenza sufficiente per far capire agli altri co-progettisti cosa vuole esprimere nel suo progetto. A tutte queste difficoltà progettuali bisogna fare i conti anche con quello che circonda l’edificio: l’ambiente. Ambiente che è stato maltrattato dall’uomo e che ora ci sta presentando il conto di tutto quello che gli è stato fatto. Infatti uno degli obiettivi per un architetto è quello di costruire una casa, un edificio che sia ecocompatibile e che riesca a produrre energia in modo da autoalimentarsi. Se si pensa che il mondo delle costruzioni consuma il 35% delle risorse non rinnovabili del pianeta si capisce come si cerchi di trovare in tutti i modi soluzioni che possano abbassare questa percentuale.

Una possibile risposta a queste difficoltà è stata data dalla creazione di Green Prefab da parte di Furio Barzon. Green Prefab è una piattaforma di product life management per il settore delle costruzioni dove si cerca di inventare e produrre una nuova generazione di edifici pre-fabbricati, meno costosi e con le stesse prestazioni di quelli tradizionali, utilizzando software collaborativi e basandosi su un modello industriale di produzione. Green Prefab usa un network internazionale dove produttori industriali di elementi prefabbricati, architetti, ingegneri lavorano insieme per cercare di innovare l’industria delle costruzioni. Grazie a questo network è possibile una collaborazione tra persone che abitano in diverse parti del mondo ma che vogliono lavorare insieme. Questa collaborazione è stata resa possibile grazie all’uso di nuove tecnologie che sono i nuovi sistemi di disegno CAD, il WEB 2.0 che permette lo scambio di dati e informazioni tra persone e che quindi ci fa passare da semplici osservatori ad elementi attivi nella rete e la DIGITAL PRODUCTION. E’ una grande fortuna che grazie al web si possa mettere in contatto gente che lavora in più parti del mondo e che sia possibile dialogare con loro come se abitassero dietro l’angolo perché è possibile creare una collaborazione tra i migliori: i migliori architetti, i migliori ingegneri, le migliori imprese di costruzione.. etc. E’ infatti la collaborazione data dalla tecnologia che è una via per il futuro, per esempio sempre Furio Barzon ha creato una società chiamata Collaboratorio, che è una sorta di micro-incubatore per Green Prefab, dove è possibile avviare progetti collaborativi di impresa ed altro, è quindi anche un modo di fare economia in questi tempi di crisi economico-finanziaria. In questo “Laboratorio di Collaborazione” si è tutti uniti nell’interesse di trovare modelli sostenibili per l’architettura contemporanea e dove giovani architetti hanno la possibilità di pubblicare i propri progetti.

E’ quindi fuori da ogni dubbio che la tecnologia sia il futuro, che sia indispensabile e che lo diventerà ancora di più con il passare degli anni, ma non bisogna dimenticare che la tecnologia non sostituisce la mente umana, ma caso mai la aiuta a creare qualcosa con più facilità. Tutto parte dall’uomo, dalle sue idee e dai suoi voleri, ed anche la prefabbricazione è un’idea, ma non deve essere l’idea perché il sogno di un architetto è creare, costruire qualcosa che scaturisce dalla sua testa, la differenza è quella che sta nel modellare la creta o nell’incastrare dei pezzi a formare qualcosa.

La risposta è sicuramente la tecnologia ma la soluzione era, è e sarà sempre l’uomo.

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