martedì 5 aprile 2011

Erika De Lorenzi 271407

Un primo rapido e superficiale sguardo sugli scenari che circondano i giovani architetti quando oggi si affacciano al mondo del lavoro non è senz’altro rincuorante. Termini quali CRISI, SPERPERO DEL DENARO, COSTI ELEVATI ED ECCESSIVO INQUINAMENTO, sono purtroppo all’ordine del giorno per quanto concerne il mondo dell’edilizia e delle costruzioni. Tuttavia, per quanto sia vero che le prospettive attuali per i “progettisti del Domani” non siano delle più rosee, non è possibile cristallizzare il problema o continuare a sfornare pronostici pessimistici che non sono in alcun modo di aiuto! Nel corso dei secoli gli uomini si sono sempre imbattuti in epoche di grande sviluppo artistico e tecnico-scientifico, e in periodi di staticità o addirittura regresso. La storia però insegna che è proprio in questi momenti di declino che si sono realizzate le scoperte e le rivoluzioni più importanti. La capacità di cogliere e comprendere a fondo i problemi del proprio tempo è la chiave fondamentale per poter proporre soluzioni innovative e vincenti, in grado di soddisfare al meglio le esigenze di una società che è in continua evoluzione. In questa direzione si è spinto l’architetto Furio Barzon fondando nel 2000 Collaboratorio, un vero e proprio “laboratorio di collaborazione” a livello digitale con sede al VEGA ( parco scientifico e centro di ricerca di Venezia) e rampa di lancio per un progetto più ambizioso, Green Prefab un network internazionale che unisce il lavoro di progettisti, ingegneri, imprese di costruzione, industrie di elementi prefabbricati e Real Estate con lo scopo di creare una nuova generazione di edifici che oltrepassi gli ostacoli con i quali l’architettura contemporanea deve scontrarsi. Primo fra tutti l’emergenza ambientale e l’impellente necessità di realizzare edifici eco-sostenibili per salvaguardare il pianeta e ridurre il consumo di risorse non rinnovabili ( attualmente tra il 30% ed il 40 % di esse è impiegato nel settore edile ), ma anche lo sviluppo della società moderna sempre più globalizzata e quindi ricca di scambi interculturali, per non dimenticare la trasformazione del mercato economico che ha visto emergere e rafforzarsi nell’ultimo decennio i paesi dell’Est asiatico a discapito di quelli occidentali, con un trend di crescita vorticoso che promette di continuare ( secondo The World Bank nel 2015 il 50% dei cantieri in opera si troverà in Cina). Al centro dell’ operato di Green Prefab vi è la consapevolezza di una realtà che non è più solamente regionale o nazionale,ma mondiale e proprio perché una spinta fortissima al processo di globalizzazione è avvenuta grazie alla diffusione di internet e di tutta una serie di nuove tecnologie digitali : “ questi inevitabili cambiamenti della società possono essere risolti a livello architettonico soltanto con una rivoluzione digitale dell’Architettura” come ha affermato lo stesso Barzon nel corso della conferenza tenuta allo IUAV lo scorso 15 Marzo. Un termine cardine della politica della startup è sicuramente l’ INTEROPERABILITA’ ovvero la collaborazione e la condivisione di idee provenienti da specialisti in ambiti diversi e appartenenti a paesi differenti con la sicurezza di un prodotto finale più efficiente e meno costoso, il cui processo di ideazione, produzione e demolizione può essere conosciuto in ogni sua parte grazie alla sua completa digitalizzazione. Questa piattaforma collaborativa pur non avendo ancora trovato efficaci canali di diffusione in Italia ha al contrario riscosso risultati soddisfacenti all’estero facendo ben sperare nelle sue grandiose potenzialità. Inoltre, l’introduzione dell’informatica e delle tecnologie digitali in ambito architettonico non riguarda soltanto la diffusione di network sul modello di Green Prefab, ma offre agli architetti numerosi sbocchi professionali negli ambiti più svariati, dal cinema 3D ai videogames, dai multimedia alle realtà virtuali. Questo è quello che ha affermato in un’ intervista Ernest W. Adams,: “personalmente sono convinto che ai non professionisti manchi l'esperienza degli architetti che hanno seguito uno specifico percorso formativo nella considerazione dei parametri estetici e psicologici degli spazi costruiti. Gli architetti imparano a valutare questioni come i flussi di traffico, le sensazioni di claustrofobia o agorafobia, la confusione visiva, la qualità dell'illuminazione, e altri aspetti che i non professionisti potrebbero tralasciare. Credo quindi che i mondi virtuali come Second Life offrano nuove opportunità per gli architetti: i commercianti che vogliono che il proprio spazio rifletta il talento creativo di un architetto professionista saranno felici di ingaggiarli. Se volessi un edificio funzionale e gradevole esteticamente, preferirei vederlo progettato da un architetto, piuttosto che da un dilettante.” Parole che, dette dal presidente dell’International Game Developers' Association, lasciano ben sperare!

2 commenti: