martedì 12 aprile 2011

Andrea Gambardella 269353

Da sempre nella storia dell’architettura gli interpreti hanno dovuto cimentasi e sottostare ai materiali presenti in loco e alle tecnologie costruttive in loro possesso. Oggi, nel XXI secolo, queste limitazioni si stanno definitivamente assottigliando; l’architetto può infatti avvalersi di strumenti e materiali sempre più sofisticati grazie allo sviluppo settoriale delle varie tappe del progetto e alla sempre più esile distanza che unisce luoghi e mentalità differenti tra loro.
Se il “rimpicciolirsi” del mondo fisico è da individuare nei trasporti che dagli inizi del ‘900 ad oggi son diventati sempre più veloci, l'arricchimento tra le varie colture e la riduzione dei barriere sono da individuare nello strumento del web 2.0.
Internet è in modo particolare i social network hanno permesso in questi ultimi anni di appiattire le distanze e far conoscere persone a migliaia di chilometri di distanza, condividendo foto, filmati, suoni e quindi, in qual senso, ricreare il mondo intero in ogni pc. Prova di questa rivoluzione mentale e culturale che non trova simili nella storia (forse ha dei punti in comune con l’illuminismo’) è l’uso che le nuove generazioni fanno di questo nuovo mezzo; è ancora odierna la sorpresa di come il web ha dato la voce a popolazioni ammutolite dalla censura e in tal senso è stato proposto al nobel per la pace. Nonostante l’enorme portata di questo nuovo strumento è importante ricordare che resta solo una macchina e quindi è sbagliato attribuirgli un’acritica importanza, il web è uno strumento e come tale va usato, gestito e salvaguardato dal rischio di usi imprudenti.
Nell’architettura il web è entrato e sta crescendo di importanza (più o meno come i software di disegno digitale 50anni fa), esempio ne è la Green Prefab fondata da Fufio Barzon che sfruttando una piattaforma digitale crea una comunity globale tra architetti, ingegneri, aziende e committenti. Centrale in questo progetto, che è totalmente gratuito, è l’idea di far interagire le varie figure che ruotano attorno al progetto che attraverso una piattaforma possono incontrasi e trovarsi per interessi in diverse zone del globo e non necessariamente in loco. Quest’esperienza di basa sull’utilizzo del sistema IFC (Industry Foundation Classes) che permette di avere un prodotto digitale molto accurato che può essere manipolato e gestito dalle diverse figure (e relativi diversi software). Obiettivo di questo nuovo modo di vedere l’architettura è quello di aumentare l’efficenza e la qualità delle singole opere facendo interagire per ogni fase la figura più competente, e allo stesso tempo, potendosi basare su aziende che sono specializzate in prefabbricazione e assemblaggio, abbattere i costi di produzione. Green Prefab si pone come mediatore per un mercato globale, attento alla qualità, al prezzo e alla compatibilità con l’ambiente.
L’esperienza di Green Prefab ci indica che in questo nuovo periodo l’architetto perde le vesti di facttotum per acquisire quelle di coordinatore e supervisore del progetto e degli specialisti che vi operano.

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